Ogni anno la rete di bitcoin consuma più energia elettrica di tutta la Svizzera.
Il Bitcoin è un sistema di pagamento e una cripto valuta che differisce dalle normali valute per il fatto che non è centralizzata e il suo valore dipende solamente dalla leva domanda offerta, questo la rende molto sicura e volatile. Ogni transizione può essere eseguita in completo anonimato e le oscillazioni del valore della cripto valuta sono più ampie rispetto ad una valuta canonica. Il Bitcoin negli anni è cresciuto molto e, visti i risvolti economici, sempre più persone hanno deciso di dedicarsi a questo mondo.
Come è possibile che una moneta virtuale richieda così tanta energia?
Il dispendio energetico non è legato alle transizioni ma bensì al processo chiamato “mining” in cui il computer processa una lunga serie di operazioni per reperire la cripto valuta. Questa procedura può essere eseguita utilizzando ASICs (Application Specific Integrated Circuits), oppure semplicemente la GPU (Graphics Processing Units).
Tutte queste macchine vanno poi raffreddate e anche per il raffreddamento il dispendio di energia è alto, infatti alcune aziende hanno costruito computer in Antartide per risparmiare energia.
Come facciamo ad avere questi dati?
Come dice l’Università di Cambridge in un post, i dati relativi a questi consumi sono difficili da ottenere e nessuno ha mai fatto una vera ricerca, di conseguenza i dati erano semplicemente degli snapshot della situazione nel mondo in quel momento.
Per questo hanno creato il CBECI (Cambridge Bitcoin Estimate Consumption Index), uno strumento che calcola in tempo reale il consumo di energia dovuto ai bitcoin.
Il tratto innovativo è che per la stima esso tiene conto dei punti di minima e di massima dei TWh consumati, questo rende l’analisi più precisa. “Lo scopo di CBECI è quello di fornire dei dati attendibili senza dare un giudizio” dice Michel Rauchs, uno dei creatori, in una intervista alla BBC. Mettendo i dati a confronto con i consumi annui dei paesi del mondo si nota che è come se avessimo una seconda Austria che consuma energia.

Quindi i bitcoin inquinano molto?
La risposta non è così immediata, dipende dalla provenienza dell’energia. Se tutta l’energia che si utilizza per questi processi provenisse da fonti di energia non rinnovabile allora sarebbe un disastro, in quanto l’impatto ambientale sarebbe decisamente troppo grande.
In alcuni Paesi, come la Cina, i miner stringono già accordi con centrali idroelettriche per la fornitura di energia. Nel mondo si parla di un surplus di energia che i paesi non riescono ad immagazzinare e che viene consumata per i bitcoin.
Every solar thing ha anche fatto uno studio approfondito riguardante le possibilità che offre l’energia solare.
Per riassumere
Il bitcoin è la valuta con il più alto valore di consumo energetico per transizione ma bisogna anche dire che il numero di transizioni è molto inferiore rispetto alle normali valute (100 milioni di transazioni in BTC in confronto a 500 miliardi di transazioni normali).
Ad ogni modo i dati sono notevoli e per fare in modo che questi consumi non diventino un problema potremmo fare in modo che l’energia rinnovabile diventi la norma in questo settore e si ottenga così l’indipendenza dai combustibili fossili.