Tecnologia, Intelligenza Artificiale e le vostre responsabilità
Può sembrare assurdo ma quanti di voi sarebbero disposti a rinunciare alla tecnologia?
Domandatevelo!
“Rinuncereste agli optional della vostra auto? Al navigatore, ad Apple car, alla base di ricarica wireless? Rinuncereste al vostro smartphone? Al vostro PC o al vostro account Instagram? E a Google home?”
– Certo che no – questa è la risposta corretta.
Perché rinunciare ad una cosa che ci ha facilitato la vita di ogni giorno; che l’ha resa più semplice, più veloce, più efficiente e connessa: con un solo click possiamo catapultarci dalla parte opposta della terra…
Tutto ciò è sensazionale!?
Sino a che punto siete disposti ad accettare che la tecnologia entri nelle vostre vite?
Seguitemi, se ora vi dicessi di domandarvi questo: “rinuncereste a guidare la vostra auto? Sareste disposti ad affidare il vostro viaggio ad una vettura autoguidata (o in altre parole ad un robot)?”
Pensateci bene, vorrebbe dire niente più esame per la patente, basta autisti di bus distratti o al telefono, niente più ‘guidatori del sabato e della domenica’ che creano code infinite in tangenziale o autostrada! Niente male vero? In più potreste sedere comodamente sul sedile della vostra auto, leggendo un giornale o guardando per tutto il viaggio lo schermo del vostro smartphone incuranti di cosa accade attorno (a quello se ne occupa il robot). Arrivereste a destinazione rilassati e potreste finalmente dire addio allo stress da traffico!
In poche parole un sogno. Bene, tutto questo diverrà realtà più prima che poi.
Ma come diceva Ben Parker in Spiderman: “Da grandi poteri derivano grandi responsabilità” e a riguardo c’è un aspetto che vorrei sottolinearvi. Se ne sta discutendo molto in questi ultimi anni e forse da un certo punto di vista questo è proprio uno tra i pochi aspetti che in qualche modo ha ritardato l’approdo della IA (intelligenza artificiale) anche in questo ambito. Ossia la responsabilità.
Per dirla in parole povere, sareste disposti a rispondere per un incidente causato dal vostro computer di bordo? Accettereste una condanna per omicidio stradale se ad aver investito quel pedone è stata la vostra vettura mentre voi eravate magari al cellulare? Senza contare che non potreste nemmeno sapere se il pedone si è gettato di colpo in mezzo alla strada o se ha attraversato correttamente perché il vostro sguardo era fisso sullo schermo. La risposta? Quasi certamente no. Com’è cambiata la risposta, vero!?
Presumibilmente denuncereste un mal funzionamento di quest’ultima lavandovi le mani e scaricando la colpa sul produttore. Allora, giuridicamente parlando, il produttore della vettura per sollevarsi da ogni responsabilità opporrà nei vostri confronti una scorretta manutenzione dell’auto che ha portato a questo deficit di funzionamento facendo ricadere su di voi ogni colpa. Insomma senza troppi giri di parole sarebbe come un cane che si morde la coda. L’intelligenza artificiale e la sua applicazione sono un po’ così… straordinarie da una parte ma tremendamente pericolose nelle conseguenze.
Giudici robot, ne accettereste il verdetto?
Vedete, la cosa interessante è che l’IA sta davvero spopolando e a breve, almeno così si dice, verrà applicata anche all’ambito giudiziario.
E sì, avete capito bene. Tra qualche anno potremmo ritrovarci dinanzi ad un giudice-robot. Che dire? Riporre il nostro futuro nelle mani di un algoritmo cui spetterà decidere se condannarci all’ergastolo o a ad un paio di decenni di reclusione. Un po’ di differenza la fa o no?
Alcuni strumenti informatici e tecnologici vengono già da qualche anno impiegati nell’ambito giuridico ma la previsione di un giudice- robot è ancora in una fase per così dire primordiale. Come funzionerebbe? Gli studiosi stanno cercando di individuare il corretto modus operandi da attribuire alle macchine prevedendo un legame quanto più stabile tra la diversa tipologia di dati inseriti nell’elaboratore (gli input) cui devono applicarsi degli algoritmi di apprendimento che vengono utilizzati dal sistema, e un risultato finale (output) che dovrà essere il più efficiente possibile.
I primi passi concreti verso questa nuova realtà
Nel 2018 l’Europa ha approvato la Carta Etica sull’utilizzo della intelligenza artificiale identificando quelli che sono i principi cardine sulla base dei quali dovrà aversi la sua applicazione in ambito giudiziario. I cinque principi della Carta etica sono rispettivamente: principio del rispetto dei diritti fondamentali così da assicurare l’elaborazione e l’attuazione di strumenti e servizi di intelligenza artificiale siano compatibili con i diritti fondamentali. Principio di non-discriminazione al fine di prevenire specificamente lo sviluppo o l’intensificazione di discriminazioni tra persone o gruppi di persone. Principio di qualità e sicurezza in ordine al trattamento di decisioni e dati giudiziari, utilizzare fonti certificate e dati intangibili con modelli elaborati multidisciplinarmente, in un ambiente tecnologico sicuro. Principio di trasparenza, imparzialità ed equità per rendere le metodologie di trattamento dei dati accessibili e comprensibili, autorizzare verifiche esterne. Principio “del controllo da parte dell’utilizzatore” per precludere un approccio prescrittivo e assicurare che gli utilizzatori siano attori informati e abbiano il controllo delle loro scelte.
Come potete vedere, qualcosa di concreto sino ad ora è stato fatto ma la strada sembra ancora lunga e tortuosa; per il momento forse sarebbe meglio soffermarsi sui pro e contro di questo ipotetico futuro così da accertarci che questa sia davvero la via più efficiente…
Partendo dai vantaggi, innanzitutto, è evidente che l’utilizzo di una IA in questo senso dia una maggiore rapidità ed economicità all’interno della giustizia, in particolare se ragioniamo nel lungo termine.
La raccolta e selezione di dati e informazioni ad opera della macchina anziché del giudice non può che apparire più efficiente e veloce, con conseguente deflazione del contezioso cui può essere collegata la possibilità di devolvere controversie minori, o determinate fasi del processo come potrebbe essere, ad esempio, quella del calcolo dell’ammontare del risarcimento alla macchina.
Altrettanto è innegabile come l’IA sia dotata di una maggiore oggettività e consenta una maggiore prevedibilità come dimostrato dall’utilizzo di strumenti di giustizia predittiva.
Inoltre l’utilizzo di IA determina una maggiore accessibilità per gli utenti stessi come dimostrato da sistemi di Online Dispute Resolution già ampiamente in uso nel Regno Unito.
Parallelamente non mancano però gli svantaggi: tra i limiti dell’IA nella giustizia, il primo aspetto è sicuramente l’opacità della macchina, di cui spesso non conosciamo il funzionamento e le scelte di valore che vi stanno alla base. Allo stato attuale, dobbiamo anche tenere presente il rischio di errori che possa essere collegato all’incapacità di svolgere ragionamenti complessi come quelli che spesso sono demandati ad un giudice umano e soprattutto il limite che giunge dalla necessità di utilizzatori qualificati, ossia di soggetti chiamati a supervisionare il lavoro svolto dalla macchina stessa in ogni segmento del procedimento.
E quindi, che fare?
Di certo i giuristi comprenderanno con più semplicità la portata delle osservazioni di cui sopra ma chi di diritto ne sa meno? Il problema è proprio questo; la mancanza di consapevolezza dei rischi che le persone si assumono ogni giorno utilizzando questi strumenti innovativi che ci hanno semplificato e ci semplificheranno ancora di più la vita!
Alla maggioranza di noi questi discorsi parranno forse distanti e aleatori ma vi assicuro che non è affatto così;
Questi profili problematici ci sono già, anche se le vetture a self-driving non sono ancora state immesse nel mercato o se i giudici sono fatti ancora di carne, ossa ed emozioni…
Ci sono quando acquistate un monopattino elettrico, un’aspirapolvere robot o una qualsiasi altra machine learning…
Teneteli in considerazione questi profili di responsabilità perché non sono poi così “lontani” da voi;
Sia mai che vi troviate a rispondere di danni, illeciti o quant’altro che nemmeno potevate supporre esistessero!
Articolo a cura di Sara Mazzon
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