Il multitasking
Il multitasking è l’arte che pratichiamo per svolgere contemporaneamente più azioni, ed è proprio quella che sto per testare su di voi.
Prendete il cellulare e provate a scrivere un messaggio mentre saltellate ruotando su voi stessi. Se ci riuscite, mi complimento con voi: siete multitasking! Se non ci riuscite…beh, vi ringrazio per avermi preso sul serio ed esservi cimentati in questa piccola prova.
Non disperate, comunque: non è colpa vostra. Il multitasking, infatti, fa riferimento al Paradigma del doppio compito. Questa procedura indaga se due compiti interferiscono tra loro. Infatti, se svolgendoli contemporaneamente la qualità dei risultati di questi è inferiore a quella che si otterrebbe portandoli a termine uno alla volta separatamente, allora “competono”, ossia interferiscono tra loro. Al contrario, se le due attività vengono svolte bene sia se simultanee che se separate, allora “non competono”, cioè fanno affidamento su risorse cognitive differenti.
In pratica: cantare Wrecking Ball a squarciagola mentre si fa la doccia è un dual-tasking che riesce a tutti – per la sfortuna dei vicini di casa. Non ci è possibile, però, sostenere la stessa performance canora mentre si scrive una mail al relatore della tesi.
Cosa buona e giusta, o vizio da cui disintossicarsi?
Alcuni ricercatori lo vedono come un’abitudine negativa. Essendo l’attenzione limitata, il fatto di sovraccaricarla di attività diverse svolte nello stesso momento porta ad una diminuzione dell’efficienza: “meglio meno, ma fatto meglio!”. Si aggiunge il fatto che se la pratica del multitasking è frequente – direi eccessiva – questa comporta un aumento del livello di stress nel nostro organismo, come spiega la neuroscienziata Sandra Bond Chapman.
Classificato come negativo è soprattutto il Media Multitasking che ognuno di noi pratica in continuazione. Pensate all’ultima volta in cui siete andati a fare la spesa. Provate a ricordarvi e a contare quante volte vi siete interrotti per visualizzare la notifica appena arrivata. O addirittura avete scelto i prodotti dagli scaffali nel mentre di una telefonata. Se il vostro calcolo supera il numero uno, allora avete praticato il media multitasking, che viene definito dagli esperti come causa del decremento dell’attenzione, con grado di distrazione molto elevato.
Come ogni cosa, però, c’è anche l’altro lato della medaglia da considerare. Se pensiamo agli aspetti positivi del multitasking, sono contenta di condividere con voi i risultati di numerose ricerche svolte nel 2014. Da queste è emerso che le persone abituate a svolgere attività social in contemporanea ad altre hanno un rendimento piuttosto elevato!
Pensate a quando si entra in aula studio: almeno la metà delle persone ascolta musica in cuffia mentre memorizza la filosofia aristotelica o mentre calcola la quantità di energia necessaria per lanciare un’anziana signora sulla luna (problema realmente svolto da alcuni studenti della facoltà di fisica). Questo perché i così detti “nativi digitali” hanno sviluppato una memoria di lavoro migliore che li aiuta a ottenere performance più elevate in ambienti con distrattori, piuttosto che in una stanza isolata e silenziosa.
Dunque, per tutti gli adolescenti che studiano con un occhio e giocano ai videogiochi con l’altro, buone notizie: questo potrebbe contribuire a un miglioramento scolastico! Attenzione però a non usarla come scusa per spostare entrambi gli occhi sulla play…
Dopo aver valutato pro e contro è bene che sappiate che gli studi sul multitasking non suggeriscono il suo utilizzo o meno: sta a ognuno valutare bene che tipo di compito svolgere, in che tempo e in che modo. È utile soffermarci a osservare quali sono gli effetti propri e personali del multitasking nella nostra vita, e valutare i suoi effetti in relazione alla nostra soggettiva quotidianità.
Come possiamo rendere la nostra giornata più produttiva?
Come detto prima, il multitasking non competitivo ci permette di svolgere più compiti abbassando la probabilità che la nostra attenzione o efficienza ne risenta. Due azioni sicuramente non interferiscono se almeno una è sistematica. Ad esempio, guidare è un’operazione che facciamo continuamente e per questo ci riesce semplice cantare Miley Cyrus nel mentre. Se però obbligaste un neopatentato a fare lo stesso, non sono sicura che arrivereste illesi a destinazione. Dunque, il suggerimento è di riuscire a rendere proprie e quasi meccaniche alcune attività, così da renderle facili da svolgere se combinate ad altre.
Un’altra buona abitudine che si può prendere è quella di individuare ad inizio giornata tutto ciò che si deve fare assegnando delle priorità. L’idea è quella di stilare una to do list ordinando le attività secondo l’urgenza che hanno. Cercate di essere realistici: non sovraccaricatevi inserendo azioni consapevoli di non riuscire a portarle a termine entro sera.
Si può poi suddividere la giornata in moduli e assegnare a ciascuno quali compiti dovranno essere svolti in ciascuno. Questa strategia è utile anche per affrontare lo studio.
Una tecnica diffusa è quella del pomodoro, che permette di mantenere massima la concentrazione per ottenere i migliori risultati possibili. Il nome buffo deriva dallo strumento che è stato usato per realizzarla: un timer da cucina a forma di pomodoro.
Il metodo è facile da mettere in pratica: usando il pomodoro – il timer – alternate 25 minuti di lavoro a 5 minuti di pausa. La quarta pausa potrà durare 15-20 minuti e, come ogni altra, dovrà essere “attiva”: approfittatene per buttare l’immondizia, preparare un caffè, stendere la biancheria o giocare col gatto.
Questa è solo una delle tecniche di time management che esistono e potete facilmente adattarla alle vostre necessità o esigenze. È importante per avere ben chiari i nostri obiettivi e i nostri impegni e permetterci di compierli al meglio, senza rischiare di non sfruttare tutta la nostra concentrazione o di deviare la nostra attenzione. Tra voi ci sarà chi troverà più efficace studiare 25 minuti con la musica in sottofondo e le finestre aperte sulla strada e fumerà una sigaretta nei 5 minuti, e chi riuscirà meglio studiando isolato mentre nei 5 minuti si farà una doccia cantando e rispondendo alle mail.
Il trucco è trovare un equilibrio, un giusto compromesso tra tempo, impegni e performance, e per farlo è fondamentale avere ben chiaro il modo in cui riusciamo a dare il meglio di noi stessi.
Articolo a cura di Eleonora Morello, Lucrezia Sora, Mattia Favero
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